Associazione Casa della Resistenza

Parco della Memoria e della Pace

 

 

La storia di un’esistenza, di una scelta radicale, della difesa di un ideale di libertà e democrazia.

La storia che Marco Rovelli ci racconta in questo libro è una storia vera ed è una storia molto triste.
Filiz vive a Mezri, un villaggio tra le montagne del Kurdistan, assieme alla famiglia composta da undici figli. La famiglia, come tutti gli abitanti del villaggio, è molto povera. Feliz è la più piccola e la più coccolata, il fratello che lei ama più degli altri e che la guida e la protegge è Tekin. Un giorno arrivano a Mezri degli uomini armati, che dicono di essere membri del PKK, il partito dei lavoratori curdi: “Noi vogliamo costruire uno stato dei Curdi. Tutti i Curdi dovrebbero essere parte di un solo stato curdo.”

Dal tempo dei Sumeri i curdi sono sempre vissuti sulle montagne e lì hanno sempre trovato rifugio da ogni dominazione.  Nel ‘900, secolo di cancellazione e ridefinizione dei confini mediorientali, il popolo delle montagne è stato negato: i Curdi semplicemente non esistevano, sparsi tra quattro stati che volevano essere nazione e che, di conseguenza, avevano bisogno di costruire un popolo. A nord i Turchi, a sud gli Iracheni, a est gli Iraniani, a ovest i Siriani: i Curdi da nessuna parte, non esistevano e non dovevano farsi sentire, perfino nelle case private era reato parlare la propria lingua.

Le vicissitudini della vita e la voglia di far studiare il figlio più grande convincono la famiglia a trasferirsi a Turgut Reis, un villaggio a pochi chilometri dalla città.  I giovani fratelli con Feliz cominceranno a frequentare alti gruppi, a scoprire le canzoni di lotta e di rivoluzione, a immaginare un altro mondo, a provare affetto per la bandiera rossa, con un cerchio giallo con dentro una stella e una fiaccola…

Un mese dopo l’uccisione del fratello tanto amato, Filiz diventa Avesta e sale in montagna, si unisce all’Hpg, il braccio armato del PKK.  Sale in montagna per dare il suo contributo alla lotta per un Kurdistan libero, partecipa alla sua prima azione militare nell’ottobre del 2007, entra a far parte del gruppo speciale e diventa comandante della sua squadra. Ma soprattutto sarà un punto di riferimento per tutto il gruppo, sia ragazzi che ragazze.  Morirà in uno scontro armato, nel tentativo di liberare un villaggio occupato dai Turchi.  Nella tasca della sua giacca sarà trovato un file con una lettera indirizzata al fratello  Tekin:  

“La mia vita è come una goccia nel mare. La storia del popolo curdo è il mare. Il suo dolore un oceano. Ma resistiamo, e andiamo avanti, siamo saldi come le rocce del Qandil. Resistiamo anche grazie ai nostri martiri, che hanno seminato, ed è per loro se oggi sbocciano dei fiori. Come qui, a Mexmur, in questo deserto che a volte sembra pieno d’acqua, per la bellezza di essere insieme. E ci sei anche tu, qui con noi.  La libertà non è lontana, la avremo, questa speranza non la perderemo mai. Vivremo insieme nella stessa terra, in libertà. Finché respireremo lotteremo per questo.  Ti voglio bene, fratello”. 

Perché leggere “La guerriera dagli occhi verdi” di Marco Rovelli?

Perché racconta una bella storia , anche se tanto triste, perché i protagonisti della storia sono giovani, giovanissimi ragazzi che credono in un ideale, che lottano per quell’ideale e muoiono anche per quell’ideale, perché noi viviamo in un paese in pace, che non sa cosa significhi la guerra , la fame, il freddo e forse possiamo riflettere e maturare. Buona lettura!

 

Consigliato da Gemma Lucchesi

 

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