Associazione Casa della Resistenza

Parco della Memoria e della Pace

 

I diciassette Martiri di Baveno Il 21 giugno 1944, dopo l'eccidio del 42 partigiani a Fondotoce, un nuovo terribile massacro a Baveno

Nel pomeriggio del 20 giugno 1944, un gruppo di partigiani, guidato da Franco Abrami e che opera sul Mottarone, decide un’azione contro tedeschi e fascisti a Baveno nella speranza di fare prigionieri da scambiare con i numerosi partigiani arrestati durante il terribile rastrellamento che ha investito la zona da diversi giorni Sono in cinque (oltre ad Abrami, Oreste Domard, Luigi Cavagliato, Vincenzo Baroni, Piero Lilla e Mariolino De Lorenzi), recuperano un auto a Gignese e arrivano a Baveno.

Due partigiani vanno alla stazione e fanno prigionieri due tedeschi e tre fascisti, mentre gli altri tre intercettano un’auto, con alcuni tedeschi e fascisti a bordo, proveniente da Feriolo.

Lo scontro a fuoco è inevitabile: cadono uccisi il capitano della Feldgendarmerie August Burmeister e il maggiore della GNR Francesco Scotti. Probabilmente stanno rientrando da Fondotoce e dall’esecuzione dei 43.

“Gli spari richiamarono i tedeschi alloggiati nel vicino comando – ricordava Renato Boeri in un articolo apparso su ‘Resistenza Unita’ nel giugno 1984 - e Franco coi suoi dovette ritirarsi e si diresse verso la stazione dove si trovavano gli altri due compagni con i prigionieri caricati su un camion.

Franco non ebbe esitazioni: pose un prigioniero alla guida del camion, si sedette sul parafango anteriore e, col fucile puntato, ordinò all’autista di portarsi sulla strada per la montagna e invitò i compagni a proteggergli la partenza di fronte agli altri tedeschi che stavano avanzando e a seguirlo poi con l’automobile”.

Qualcosa va storto e dopo poco Franco Abrami muore, probabilmente ucciso da uno dei prigionieri che ha occultato una pistola.

La rappresaglia non si fa attendere. A partire dalla mattina del 21 giugno inizia un feroce rastrellamento per le strade e le case di Baveno.

Vengono arrestate circa cinquanta persone.

La loro sorte sarà diversa caso per caso: chi viene subito rilasciato, chi trasferito in carcere a Torino, chi deportato in Germania.

Ma la “punizione” sarà ancora più esemplare: nel tardo pomeriggio, 17 ragazzi, arrestati in Valgrande e scampati alla fucilazione di Fondotoce, vengono prelevati, portati nella piazza dell’imbarcadero a Baveno e fucilati sul lungolago.

I loro corpi saranno lasciati lì, come monito alla popolazione, fino al giorno dopo quando verranno trasportati al cimitero e sepolti in una fossa comune.

Solo per sei di loro sarà possibile, nel dopoguerra, l’identificazione.

Ben undici resteranno ignoti.