Associazione Casa della Resistenza

Parco della Memoria e della Pace

 

Ci sono libri belli e importanti nei quali ci s'imbatte quasi per caso. E, quando capita di averli tra le mani, è una gioia poterne scorrere le pagine e leggerli. “Destini” di Cor­rado Sta­jano è uno di questi.

Un libro davvero straordinario: una rac­colta di dicias­sette ritratti di uomini della cul­tura ita­liana del Nove­cento, chiusa da un capi­tolo dove invece a venir rac­con­tata non è la sto­ria di una per­sona ma quella di una tova­glia di lino bianco, sulla quale per molti anni, dal 1915 al 1947, Giu­seppe Anto­nio Bor­gese e sua moglie Maria invi­ta­rono tutti i loro ospiti, "in segno di ami­ci­zia, a scri­vere con un lapis la pro­pria firma". Quella stessa tova­glia oggi è appesa a una parete della casa dello stesso Sta­jano e di sua moglie, nipote di Borgese. Attra­verso le cen­ti­naia di nomi che vi sono impressi (da Tagore a Zweig, da Mari­netti a Benedetto Croce, da Mus­so­lini a Vit­to­rio Ema­nuele, ad Alcide De Gasperi), "è ancora più illu­mi­nante delle altre sto­rie di vita di que­ste pagine e fa capire come sono miste­riosi i destini degli uomini, coi loro desi­deri, spe­ranze, scon­fitte". I destini sono i pro­ta­go­ni­sti di questa rac­colta. Come sempre Sta­jano rac­conta le vite dei sin­goli, e da sem­pre lo fa a par­tire dai par­ti­co­lari e dai luo­ghi, per­ché sono i primi a rive­lare le per­sone, men­tre i luo­ghi in cui vivono, aiu­tano a descri­verle, a fis­sarle nel tempo. C'è, ad esempio, Giuseppe Fiori, biografo di Gramsci e di Emilio Lussu. Nel capitolo che Stajano gli dedica, Fiori appare sve­lato nella sua essenza – di "quel che vera­mente era, una spe­cie di pastore sardo, solo un po’ moder­niz­zato" e "senza fin­zioni,attra­verso quel suo giac­cone sfo­de­rato d’agnello un po’ sfor­mato per­ché cac­ciava là den­tro tutto quanto gli capi­tava in mano". Ma chi sono i pro­ta­go­ni­sti dei ritratti di "Destini", e cosa li acco­muna? Sono, oltre a Giu­seppe Fiori e alla tova­glia di lino della fami­glia Bor­gese, Paolo Vol­poni, Danilo Mon­taldi, Tiziano Ter­zani, Clau­dio Magris, Ago­stino Richelmy, Alberto Caval­lari, Ermanno Olmi, Save­rio Tutino, Padre David Turoldo, Cesare Cases, Gior­gio Man­zini, Giu­lio Einaudi, Vin­cenzo Con­solo, Romano Bilen­chi, Franco Caval­lone e Raf­faele Mat­tioli. Sono gior­na­li­sti, scrit­tori, poeti. Ci sono anche un edi­tore (Einaudi), un ban­chiere che però era anche un edi­tore (Mat­tioli), un notaio che però tra­du­ceva anche i Pea­nuts di Linus e che aveva fon­dato una libre­ria (Caval­lone), un prete che però era anche un poeta (Padre Turoldo). Alcuni cele­bri, altri per­lo­più dimen­ti­cati. Ma tutti espres­sione di un’Italia colta e civile e tutti mae­stri, nei loro campi; e soprat­tutto, per usare le parole dello stesso Sta­jano nell’introduzione di un altro suo libro, "Mae­stri e infe­deli", tutti "infe­deli rispetto al tempo sto­rico in cui hanno vis­suto, ano­mali, disub­bi­dienti, non con­for­mi­sti, ribelli, ere­tici". Cor­rado Sta­jano, nei suoi libri racconta la storia dove i potenti con­vi­vono con gli umili, e non esi­ste dif­fe­renza fra indi­vi­dui e col­let­ti­vità, per­ché gli uni sono iscritti nell’altra, chiunque essi siano. Ecco perché "Destini", bel libro davvero, con­tiene il ritratto, anzi il fiato, di un secolo.

 

Consigliato da Marco Travaglini

 

Corrado Stajano, Destini.