Per i territori alla frontiera con la Svizzera, come l’Ossola e il Verbano, gli anni della seconda guerra mondiale furono un periodo discriminante e di rottura, che vide l’afflusso di migliaia di fuggiaschi: ex prigionieri di guerra, renitenti, disertori, perseguitati politici e razziali, profughi, tutti diretti verso la Svizzera, unica oasi di neutralità nel mezzo di un’Europa sconvolta dal conflitto.
Fu una frontiera militarizzata, ma allo stesso tempo resa fluida dai continui passaggi clandestini di persone in cerca di sicurezza e pace. Questi passaggi vennero resi possibili dalle popolazioni locali dell’Ossola e del Verbano, che spesso nascosero i fuggiaschi nelle proprie abitazioni e che attivarono le secolari reti di contrabbando per accompagnare oltrefrontiera le persone in fuga. Furono infatti gli “spalloni”, conoscitori esperti del territorio, a tramutarsi in passatori e in guide per le prime formazioni partigiane. Quello che era sempre stato un contrabbando di necessità, nato come forma di sopravvivenza per una popolazione rurale relegata a una vita di precarietà e di povertà cronica, entrò in contatto con la grande politica nazionale, con i CLN, con le forze della Resistenza.
La mostra si propone di ricostruire, attraverso testi, fotografie, documenti inediti, la vicenda dei passaggi di confine, partendo dal “contrabbando di necessità”, divenuto sempre più di massa a partire dalla fine del XIX secolo, e focalizzandosi sui complessi eventi della seconda guerra mondiale vissuta lungo la frontiera dell’Ossola e del Verbano.