Il "Parco della Memoria e della Pace" sorge intorno al luogo dove il 20 giugno 1944 i nazisti fucilarono 43 partigiani e comprende un’Area Monumentale dedicata alla Resistenza.
Un' "alta croce", quale simbolo del sacrificio, domina il luogo quasi a protezione del lungo muro che reca incisi oltre 1.200 nomi di partigiani caduti.
Davanti alla croce è collocata un’urna di granito che contiene ceneri umane provenienti dal campo di sterminio di Mauthausen; nell’area un monumento è dedicato a coloro che prigionieri non si arresero.
A lato del muro si trova una lapide con i nomi degli ebrei trucidati sulle sponde del Lago Maggiore nel settembre '43.
Monumento ai partigiani Georgiani
Una scultura in rame, donata dai partigiani sovietici della Georgia che militavano nelle nostre formazioni, a testimonianza dell’unità internazionale nella lotta al nazifascismo.
Monumento ex internati
Le lastre di granito ricordano i caduti nei campi di sterminio nazisti ed, in particolare, i militari italiani internati (I.M.I.) in Germania dopo l’8 settembre.
Ulivo della pace
Poco distante dal Muro cresce un ulivo, piantato nel 2000 dall’Ambasciatore israeliano Yehuda Millo, come simbolo ed auspicio di pace.
Il Muro
Il “Muro” è il monumento più importante, inaugurato il 20 giugno 1964 dall’allora Vice Presidente della Camera Sandro Pertini: su piccole lapidi di marmo di Candoglia (famoso per essere utilizzato nel Duomo di Milano) sono incisi i nomi degli oltre 1.200 caduti durante la lotta di Liberazione nel territorio del Verbano Cusio Ossola, nel Novarese e nei territori limitrofi.
Monumento alla donna
Opera dell’artista Giorgio Rava. Due lastre di metallo, realizzate in materiali differenti, rappresentano il ruolo della donna prima e durante/dopo la Resistenza, a testimonianza del rilevante impegno esercitato durante la lotta di Liberazione e dell’inizio del processo di emancipazione.
Monumento in ricordo dell’olocausto
Monumento a ricordo delle decine di ebrei sterminati dalla follia nazifascista sulle rive del Lago Maggiore nell’autunno 1943, realizzato da Carla Bonecchi.