“Non si può vivere di rabbia, figlio mio, io prego perché la nostra gente e gli ebrei possano un giorno lavorare uniti per costruire il nostro paese, anziché distruggerlo.”
Il romanzo di Michelle Cohen Corasanti, pubblicato in Italia nel 2014, racconta la storia di Israele degli ultimi sessant’anni, attraverso le vicissitudini di una famiglia palestinese.
Ichmad, figlio di Baba, agricoltore, narra la storia e le sofferenze della sua famiglia e degli abitanti del villaggio.
Siamo in Palestina in uno dei tanti villaggi sparsi attorno alla striscia di Gaza, nel 1955.
Amal, sorellina di Ichmad, salta in aria in un campo minato mentre rincorre una farfalla.
Da quel momento sarà un susseguirsi di disgrazie e soprusi da parte delle forze israeliane contro gli abitanti del piccolo villaggio. Ichmad e l’amato fratello Abbas si creeranno una piccola oasi, un albero di mandorlo, per continuare a sognare e a vivere la loro infanzia, ma a poco a poco impareranno a conoscere la paura e la violenza: il padre sarà accusato di nascondere armi e rimarrà per 14 anni in carcere e la loro tenda, che aveva sostituito la casa, sarà bruciata con tutti i ricordi. I due bambini saranno costretti ad andare a lavorare e a subire le vessazioni degli ebrei. Abbas sarà ridotto in fin di vita e rimarrà storpio e dentro di lui crescerà un odio profondo contro gli ebrei e coloro che non li odiano.
Ichmad invece, grazie alla sua intelligenza matematica e al suo impegno, stimolato sempre dal padre, vincerà una borsa di studio per l’Università e si laureerà in Fisica, Chimica e Matematica e il suo insegnante, dopo averlo ostacolato in tutti i modi, gli proporrà di diventare suo assistente, abilitato all’insegnamento e retribuito.
In seguito lo porterà con sé negli Stati Uniti per un post dottorato e alla fine degli anni ’70 otterrà la cattedra all’Università di New York.
La sua vita non sarà facile ma riuscirà a non vivere di sola rabbia e ad affermarsi negli studi. Le guerre si susseguiranno e le vittime saranno tante. Incontrerà una ragazza americana, che sposerà contro il volere della madre e con la benedizione del padre.
Molte volte sarà tentato di mollare tutto, ma la stima e l’affetto dei suoi insegnanti ebrei lo aiuteranno ad arrivare al traguardo. Mentre la Storia fa il suo corso, Ichmad, riuscirà ad aiutare la sua famiglia e il suo popolo e ad elaborare il lutto per la morte di Nora e a perdonare, ricominciando a sognare.
“La cooperazione tra palestinesi e israeliani è l’unica vera speranza per la pace. La storia ha dato prova del fatto che un popolo non può raggiungere la sicurezza a scapito di un altro. Uno stato secolare e democratico in tutto il territorio palestinese, in cui ci siano uguali diritti per tutti i cittadini a prescindere dal loro credo religioso, è l’unico modo per costruire la vera pace. Una persona, un voto. Dobbiamo smettere di lottare e cominciare a costruire.”
Molto belle e significative sono le figure femminili: la madre, Mama, la moglie del suo insegnante Justice, Nora, la ragazza americana di cui Ichmad si innamora e sposerà e Yasmine, un ragazza semplice del villaggio che diventerà la sua seconda moglie e la madre dei suoi figli.
La scrittrice Michelle Cohen Corasanti è avvocato, specializzato in Diritto Internazionale e in diritti civili. Ha fondato The Almond Tree Project, un’associazione che promuove il dialogo tra israeliani e palestinesi tramite letteratura, musica e teatro.
Consigliato da Gemma Lucchesi
Michelle Cohen Corasanti, Come il vento tra i mandorli, Milano, Feltrinelli, 2015