La lettura del libro di Eric Gobetti sulla questione del “confine orientale” è prima di tutto un triplice atto di Resistenza: alle intimidazioni sempre più invasive di marca nazionalista che colpiscono ogni seria ricostruzione storica; all’imbarbarimento del dibattito politico e culturale che sta erodendo le basi stesse del lavoro storiografico; allo svuotamento progressivo della L. 93/2004, istitutiva del “Giorno del ricordo”. Nata con intento bipartisan di riconciliare il Paese con un capitolo doloroso del suo passato, questa ricorrenza sta sempre più scivolando sul terreno di un rozzo e inaccettabile sciovinismo che pone sullo stesso piano fatti storici del tutto incompatibili quali la Shoah da una parte e le tragiche vicende del nostro confine orientale dall’altra.
Gobetti, con anni di dura ricerca alle spalle, si propone di ridare profondità, cioè dignità e scientificità, alla ricostruzione storica perché è impossibile parificare fatti incomparabili per ordine di grandezza, per rilievo internazionale, per durata nel tempo, per le motivazioni degli aggressori e per la tipologia delle vittime. In questo divario non risiede solo la differenza tra il mestiere dello storico e quello del politicante propagandista, ma anche quella tra pilastri fondativi della Costituzione e del vivere civile, quali la democrazia, l’antifascismo, il rispetto per tutti i popoli, e una indebita e volgare rivalutazione del passato fascista.
Il lavoro di Gobetti si snoda attraverso nove agili capitoli che affrontano tutti i nodi della complessa vicenda: il popolamento e la demografia, che nel corso dei secoli resero l’Alto Adriatico un crogiuolo etnico; l’acquisizione italiana di questi territori con la Conferenza di pace di Parigi del 1919 che ridisegnava la carta politica europea dopo la Prima guerra mondiale; la politica esercitata durante la dittatura fascista nei confronti delle etnie diverse da quella italiana; la seconda guerra mondiale, l’occupazione nazifascista e i primi casi di “infoibamento”, successivi all’armistizio dell’8 settembre; la seconda ondata di epurazioni che si scatena con intenti politici e non etnici nella primavera del 1945; il trattato di pace del 10 febbraio 1947 e il lungo esodo, spalmato nello spazio di 15 anni, di 300 mila italiani che lasciarono i territori della federazione jugoslava; la difficile integrazione dei profughi nella repubblica italiana. Da meditare, la parte conclusiva, La congiura del silenzio (in realtà, l’alternarsi di momenti piuttosto rumorosi con altri di oblio motivati da contrastanti interessi politici), che, fino allo smembramento della Jugoslavia, ha circondato queste vicende.
Il libro, scorrevole e godibile, corredato da una sintetica Bibliografia ragionata, presenta in forma divulgativa una materia di difficile elaborazione, che non merita gratuite e ingannevoli semplificazioni. Scrive Gobetti: «La storia è sempre composita e multiforme, la verità sta nelle sfumature, nelle pieghe, nei chiaroscuri. Non bisogna mai smettere di approfondire, di porsi domande, di aprire la mente al dubbio e alla complessità».
Consigliato da Angelo Vecchi
Eric Gobetti, E allora le foibe?, Bari-Roma, Laterza, 2020, pp. 115