Il 17 marzo 1861, esattamente 160 anni fa, veniva proclamata l’unità d’Italia, frutto di cinquant’anni circa di guerre, di tante idee e di tanti sogni anche se non tutti realizzati. Il grande sogno di Garibaldi di dividere ai contadini la terra per cui lavoravano, le promesse fatte prima di iniziare una battaglia e cadute nel nulla prima che la battaglia finisse, sono state la causa per cui è divampata la guerra civile nel sud Italia o quel fenomeno che venne chiamato ”brigantaggio”.
Nel discorso di proclamazione del regno d’Italia c’è solo un accenno al sangue versato nelle battaglie con le truppe borboniche, l’auspicio che sia chiusa per sempre “la serie dolorosa dei nostri conflitti civili” e appena un passaggio, senza citarlo per nome, su Garibaldi, “il Capitano che riempì del suo nome le più lontane contrade”.
In “Italiana”, Catozzella ci racconta la storia patria dal 1848 agli anni immediatamente successivi alla proclamazione dell’unità d’Italia e nella prima pagina di quest’opera dice: “La storia narrata in questo romanzo basato su documenti è realmente accaduta. Eventi e personaggi narrati sono da considerarsi reali e non frutto della fantasia dell’autore. Ogni documento e snodo storico è documentato da più fonti… Gli accadimenti storici e privati di Maria Oliverio e di Pietro Monaco sono documentati negli atti dei processi depositati presso…” Da queste poche righe si deduce che nel romanzo ci sono due protagonisti, Maria e Pietro, che sono realmente esistiti. Siamo nel 1848 in un piccolo paese, sulla collina della Presila, in provincia di Cosenza, dove vivono gli Oliveiro: padre, madre e 5 figli. Una famiglia poverissima che lavorava per i Morelli, nobili latifondisti della zona: il padre e i figli maschi lavoravano la terra, la madre e le figlie femmine filavano invece per la famiglia Gullo.
La figlia più grande Teresa, era stata “data” ad una coppia, parente dei Morelli che non aveva figli, non per scelta ma per un ricatto: se volevano continuare a lavorare per don Donato dovevano cedere la figlia; i genitori adottivi l’avrebbero fatta studiare e l’avrebbero mantenuta fino al matrimonio, in cambio di un maiale ogni anno. Purtroppo le cose non andarono per il verso giusto e i genitori adottivi morirono. I parenti mandarono via con pochi soldi Teresa che, tornata a casa, si trovò a vivere in miseria come i suoi familiari e da quel momento la vita in quella casa non fu più la stessa. Teresa odiava Maria, la sorella più piccola, perché la riteneva responsabile della morte dei genitori adottivi, in quanto erano stati uccisi a Napoli, dove erano andati per adottare anche la piccola Maria.
La bambina viene affidata ad una zia che vive nel bosco e lì crescerà e comincerà ad amare la montagna e a capire le “assenze” degli uomini, ma le mancherà tanto la scuola, anche se la maestra, che ha capito i suoi problemi e i suoi desideri, le farà avere spesso libri da leggere. Dopo circa cinque anni Maria torna a casa perché la zia ha raggiunto il marito in montagna. Diventa grande e sempre più bella e sempre più odiata dalla sorella. Conosce Pietro, un carbonaio che abitava in un piccolo paese vicino, amico di Stefano Mancuso, nipote dei Morelli. Pietro è un bel ragazzo, con le idee molto chiare: non sopporta le disuguaglianze sociali, i soprusi, capisce che soltanto ribellandosi ai padroni si potrà affermare la giustizia sociale. Lo Stato borbonico recluta l’amico Stefano per il servizio militare, ma essendo figlio di possidenti può pagare un altro che si arruoli al posto suo e così Pietro si arruola. Pietro e Maria si innamorano, mentre Stefano sposa Teresa. A Napoli Pietro conosce giovani rivoluzionari che lottano per l’Italia unita, diventa amico di Carlo Pisacane e dopo aver disertato dall’esercito borbonico, partecipa alla spedizione di Sapri. Molti dei suoi amici saranno uccisi mentre Pietro riesce a salvarsi e torna in paese, dove sposa Maria. L’ammirazione per Garibaldi sarà sempre più grande e Pietro si arruola al seguito dell’esercito piemontese. Le promesse fatte da Garibaldi però non saranno mantenute e i giovani che avevano combattuto al suo fianco, si ritrovano perseguitati dall’esercito piemontese che li vuole arruolare. Si nasconderanno nelle montagne della Sila e cercheranno di aiutare i più poveri, rubando ai ricchi, la moglie lo raggiungerà in montagna e così comincerà la loro vita da briganti e Maria sarà chiamata “Ciccilla”.
“Io ho sempre confidato nel sentimento dei popoli. E quando si tacciava per temeraria la mia impresa, chi pronunciava tali parole non comprendeva che cosa significhi il concorso unanime, concorde, spontaneo di tutti i cittadini, che vince e trionfa nelle più ardue e audaci imprese.” Garibaldi, discorso a Napoli.
I nuovi italiani del Sud, per cinque anni si trovarono tristemente coinvolti in quella che qualcuno chiama lotta al brigantaggio, per altri è occupazione, ma ciò che importa è che chi sognava che la miseria e la fame sarebbero finite con l’unità, si era risvegliato povero e affamato come prima.
Consigliato da Gemma Lucchesi
Giuseppe Catozzella, Italiana, Milano, Mondadori, 2021