Call for papers: Sguardi e racconti
Narrare e rappresentare la storia delle resistenza attraverso la fotografia
A ottant’anni dalla conclusione del secondo conflitto mondiale nonché dalla liberazione dal nazifascismo, conseguita anche con la lotta popolare, è ancora utile, e forse indispensabile, continuare a riflettere su queste vicende. La guerra partigiana aveva posto fine alla dittatura fascista che per oltre un ventennio aveva oppresso larga parte della società italiana. Essa aveva anche avviato, nel suo accendersi e nella impetuosa espansione, un sorprendente percorso di libertà e di trasformazione radicale dell’identità nazionale, creando le basi per modificare gli assetti istituzionali del Paese e per codificare i principi fondamentali che verranno fatti propri dalla nuova Carta costituzionale. Con la caduta definitiva del fascismo nel 1945 si era posto fine al ciclo di conflitti armati in cui il regime aveva trascinato l’Italia in uno stato di guerra permanente dalla prima metà degli anni Trenta. Molti italiani, che aderirono alla lotta di Liberazione, nei quindici anni precedenti in vari Paesi occupati avevano combattuto la Resistenza partigiana locale, facendo esperienza di violente pratiche di repressione tra i civili. La situazione internazionale in cui oggi viviamo pone al centro di ogni riflessione il dovere di analizzare sempre a fondo le responsabilità storiche reciproche.
Al tempo stesso appare evidente come sia indispensabile rilanciare l’attenzione rivolta alla raccolta, alla conservazione e alla promozione dello studio della documentazione riferentesi a quelle vicende storiche. Alla luce di una rinnovata stagione di studi su di esse, che ha visto riscoprire e valorizzare nella ricerca anche le fonti di cultura materiale, dobbiamo purtroppo constatare che la fonte documentale maggiormente penalizzata negli ultimi anni è stata la fotografia. La sua capacità di narrare con estrema facilità, la sua flessibilità nel suggerire contesti o nel rendere credibili situazioni prive di altri elementi documentali di confronto, l’ha posta nella condizione di poter venire manipolata, decontestualizzata, reinterpretata, consentendo di attribuire, ad esempio, false identità a luoghi e persone.
Ci troviamo di fronte a una sempre più ampia incapacità di interrogare adeguatamente le immagini anche se si ritiene utile esibirle nella propria cassetta degli attrezzi storiografici, guardandosi bene dall’utilizzarle come fonti documentali. Esse, pertanto, vengono di fatto accantonate o relegate nell’universo dei materiali poco affidabili, utili per alleggerire la comunicazione in forma di generica illustrazione, indispensabili nella divulgazione di massa. A una loro grande diffusione, tanto in ambito scientifico che divulgativo, corrisponde una fragilità della riflessione metodologica e dell’utilizzo avveduto. In un circolo vizioso, questo utilizzo “disinvolto”, innestatosi su un contesto culturale fortemente influenzato dalla critica postmoderna, ne ha indebolita la credibilità come fonte storiografica.
Ottanta anni fa, al termine della seconda guerra mondiale, alla fotografia venne riconosciuto un compito molto importante: documentare la mostruosità di ideologie che avevano trascinato il mondo in un conflitto che non aveva precedenti. Il 20 novembre 1945 si apriva in Germania, a Norimberga, il processo del Tribunale militare internazionale ai principali criminali di guerra tedeschi. All’interno delle numerose udienze, che si protrassero fino al 1° ottobre 1946, le fotografie ed i filmati divennero rapidamente indiscussi elementi probatori. Lo stesso accadde dal 3 maggio 1946 al 12 novembre 1948 a Tokyo dove il Tribunale militare internazionale per l’estremo oriente giudicò i criminali di guerra giapponesi. In quei mesi non furono solo quelli i banchi di prova su cui fu verificata la credibilità documentale della fotografia. Fin dai giorni seguenti la fine del conflitto mondiale in vari Paesi europei erano state allestite mostre tese a proporre, attraverso le immagini fotografiche quasi sempre amatoriali, la rappresentazione della guerra patriottica di Resistenza che nei territori occupati si era opposta ai nazifascisti dall’inizio del conflitto.
Anche l’Italia visse quest’ultima esperienza a partire dall’estate 1945: Milano, Torino, Genova, Bologna e, via via, molte città del centro e del nord ospitarono mostre destinate a narrare i caratteri della lotta di Liberazione sviluppatasi in tutto il Paese. L’utilizzo della documentazione fotografica compiuto in quei mesi costruirà una precisa narrazione delle vicende resistenziali nei territori, che correggerà spesso stereotipi e false ricostruzioni influenzate dalla narrazione fatta dalla propaganda nazifascista mentre la guerra era in corso.
Si creeranno immaginari visivi ma si offrirà soprattutto una ricostruzione articolata di quanto accaduto, dando un volto definito e realistico ai protagonisti di quella importantissima stagione. In una rinnovata vivacità degli studi su questo periodo cruciale nella costruzione della contemporaneità, l’approccio transnazionale pare quello capace di produrre le riflessioni più significative e innovative.
Il convegno Sguardi e racconti si pone, quindi, l’obiettivo di avviare un confronto storiografico tra le diverse esperienze sviluppatesi sia in Italia sia nei territori che furono aree di occupazione militare da parte dell’Italia fascista con il duplice fine di analizzare, da un lato, le peculiarità della lotta di Liberazione nelle diverse realtà geografiche, sociopolitiche o con forti caratterizzazioni etniche, dall’altro verificare la disponibilità e accessibilità delle fonti iconografiche e documentali.
A trent’anni dall’inizio di una prima stagione di studi sulla documentazione fotografica delle vicende italiane del 1943-45 e dalla decisione della Commissione Archivi dell’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia “Ferruccio Parri” di avviare l’organizzazione, la descrizione, lo studio degli archivi fotografici degli Istituti aderenti alla rete nazionale e di renderne i risultati di immediato accesso informatico accanto all’aggiornamento della Guida degli archivi della Resistenza, è utile interrogarsi su quella esperienza: a che punto è la riflessione sulle immagini resistenziali in Italia e nei differenti contesti le cui vicende si sono intrecciate con quelle italiane? Quali sono i giacimenti documentali, quali le possibili metodologie analitiche attivate, quali i lavori di ricerca prodotti?
Il progetto si concretizzerà in due giornate di studio che si terranno a Verbania, presso la Casa della Resistenza, nell’autunno 2025, a ottanta anni dall’avvio dei processi dei Tribunali militari internazionali in Europa.
La prima giornata sarà dedicata alle modalità di rappresentazione e narrazione, in particolare attraverso la documentazione visiva, delle resistenze e delle lotte di Liberazione nei territori coloniali africani, in Spagna, Albania, Francia, Grecia, Jugoslavia e nei territori dell’Unione sovietica. La seconda giornata sarà dedicata all’analisi della documentazione visiva relativa alla Resistenza ed alle lotte di Liberazione in Italia. I temi dei vari contributi relativi all’Italia saranno selezionati tra le proposte che perverranno in risposta al seguente Call for papers che invita le studiose e gli studiosi interessati ad approfondire in particolare i seguenti nuclei tematici:
- Presenza di un percorso narrativo e documentale della lotta di Liberazione: perché si sceglie di introdurre nella guerriglia la macchina fotografica o la cinepresa? Quale uso se ne fa nell’arco della lotta armata? Quali tutele vengono prese nell’utilizzo del documento visivo? Le autocensure. La narrazione collettiva e la narrazione autobiografica. Il ritratto. La narrazione del territorio e delle modalità del conflitto. L’esperienza della morte e della tortura. Le ricostruzioni degli eventi. Quali e come?
- Uso del materiale predisposto durante l’attività partigiana e la lotta armata: quale circolazione ebbero nel corso della lotta armata le immagini? Quale fu il livello di identificazione di persone, luoghi ed eventi? Che tipo di immagini prodotte durante la lotta armata vennero impiegate nei materiali di propaganda?
- Sguardi diversi rivolti al percorso narrativo: quale fu l’utilizzo dei documenti visivi prodotti da “sguardi” diversi o antagonisti? Analisi e valutazione della presenza di immagini nei materiali di narrazione prodotti all’esterno della banda partigiana durante il conflitto. Chi produceva immagini e come venivano prodotte? Presenza di “sguardi” incrociati. La narrazione politica, la narrazione militare, ecc. Materiali prodotti da fotografi dilettanti e da operatori di professione. Il racconto del combattente partigiano, quello dell’operatore Alleato, quello del milite della RSI, quello del PK tedesco.
- Dopo la Liberazione: uso narrativo della memoria come narrare attraverso le immagini. Quando la narrazione autobiografica diviene narrazione collettiva. La necessità di raccontare esperienze resistenziali in un determinato luogo e in particolari condizioni, nonché la necessità di raccordarle alla narrazione della vicenda globale della lotta di Liberazione. Rappresentazione dell’orrore e la narrazione retorica. L’archivio fotografico della Resistenza: tutela e conservazione.
- La ricerca ha ormai riconosciuto il ruolo delle donne nella Resistenza: qual è stato il loro contributo alla produzione e alla circolazione delle immagini resistenziali? Quali gli schemi e gli stereotipi della rappresentazione femminile? In che modo la fotografia della Resistenza ha contribuito a strutturare e far circolare modelli di genere nell’Italia repubblicana?
- Negli ultimi anni, grande rilevanza è stata data alla produzione di collezioni digitali, sia come strumento di duplicazione ai fini della salvaguardia di originali posseduti, sia come “archivio in sé”, sia, infine, nella forma strutturata di mostre online: in che modo questi processi hanno contribuito a far circolare e ridefinire un immaginario sulla Resistenza?
Le proposte di intervento dovranno essere esposte in forma sintetica (massimo 2000 battute) e accompagnate da un breve curriculum. Le proposte dovranno essere inviate all’indirizzo care@casadellaresistenza.it entro il 20 dicembre 2024.
La selezione dei contributi verrà fatta dal Comitato scientifico del convegno che la renderà nota entro il 25 gennaio 2025.
Comitato scientifico: Patrizia Cacciani, Sonia Castro, Philip Cooke, Monica Di Barbora, Paolo Fonzi, Carlo Gentile, Adolfo Mignemi, Paolo Pezzino, Elena Pirazzoli, Elisabetta Ruffini.
Luogo: Casa della Resistenza, via Turati 9, 28924 Verbania (VB), località Fondotoce.
Periodo: 10-11 ottobre 2025.
Partnership: Associazione Casa della Resistenza ETS con Istituto Nazionale Ferruccio Parri, ASMI-The Association for the Study of Modern Italy, Dipartimento formazione e apprendimento della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI).
Informazioni e contatti: care@casadellaresistenza.it (referenti organizzativi Andrea Pozzetta e Adolfo Mignemi).