Il giorno 6 dicembre 2019 alla Casa della Resistenza è stato presentato il lavoro svolto dall’Istituto comprensivo di Petrella Salto, “Come un fiore reciso. Cleonice Tomassetti, partigiana nell’animo”, che ha vinto il concorso “I giovani e la memoria”, proposto dall’ANPI e dalla CGIL reatine, per ricordare Cleonice Tomassetti, nata a Capradosso, una piccola frazione del comune di Petrella Salto.
Cleonice Tomassetti è quella donna, sola in mezzo a 42 uomini, al centro, in prima fila nella foto che ricorda l’eccidio di Fondotoce.
La sua storia è stata puntualmente raccontata da Nino Chiovini, nel libro Classe IIIa B che ha avuto una prima edizione nel 1981, una seconda nel 1994 e l’ultima nel 2010 (Tararà edizioni).
Su Cleonice Tomassetti sono state dette tante cose più o meno vere, sono state costruite tante storie più o meno false. Nell’anno della prima edizione del libro di Chiovini, su proposta del Comitato unitario della Resistenza, il Comune di Verbania decise di intitolare la Scuola elementare di Intra alla donna di cui aveva scritto il giudice Liguori nel suo diario Quando la morte non ti vuole. Il giudice Liguori era stato in carcere a Villa Caramora, assieme ai partigiani, che poi furono fucilati.
“Notai che fra i partigiani vi era una donna, di statura media e di colorito bruno, sui venticinque anni”.
Tutto quello che sappiamo di Lei, lo dobbiamo all’amore per la ricerca storica e al grande desiderio di far conoscere ai giovani le gesta della Resistenza che caratterizzavano Nino Chiovini.
Egli intervistò tutti coloro che avevano conosciuto o semplicemente visto Cleonice a Milano, salendo in Val Grande o a Villa Caramora, dove era stata portata con altri ragazzi e dove, sotto le torture e le umiliazioni aveva dimostrato tutta la sua fierezza e la sua forza.
Nel testo di Chiovini impariamo a conoscere bene Cleonice, la sua travagliata adolescenza e le sue scelte di vita; a 16 anni va via dal suo paese e va a lavorare a Roma, ma anche nella grande città si sente infelice e va a Milano, dove finalmente incontrerà delle persone che le vorranno bene e che la aiuteranno a crescere e infine l’ultima scelta, quella di andare in montagna, che le sarà fatale.
Nelle ultime pagine del libro, Nino Chiovini scrive: ”Prendiamo atto, a seguito delle testimonianze riportate, che Nice non era un’insegnante, che non attendeva un figlio, che non era una staffetta partigiana. Aveva frequentato soltanto le classi elementari di una scuola di paese; in quel momento non c’era nessun uomo nella sua vita; soltanto a una settimana prima della sua morte risaliva il suo ingresso nella resistenza militante.” Preso atto di tutto questo, leggiamo con più ammirazione e commozione le parole che diranno i genitori del ragazzo, con cui era salita in Val grande e la testimonianza di Carlo Suzzi, l’unico superstite dell’eccidio di Fondotoce: “Bisognava vedere il coraggio di questa ragazza che durante il percorso ripeteva a tutti - Mostriamo a questi signori come noi sappiamo morire - e per prima è caduta da eroe”.
Leggere Classe IIIa B ci fa conoscere una delle pagine più belle della nostra storia, rileggerlo ci permette di apprezzare una donna che merita tutto il nostro rispetto e la nostra ammirazione!
Consigliato da Gemma Lucchesi
Nino Chiovini, Classe III B, Cleonice Tomasetti vita e morte, Verbania, Tararà, 2010