Associazione Casa della Resistenza

Parco della Memoria e della Pace

 
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Enrico Camanni – scrittore, romanziere, alpinista – con il suo ultimo libro, Alpi ribelli – Storie di montagna, resistenza e utopia, edito da Laterza, propone un percorso a ritroso nella storia secolare delle Alpi che, da sempre, sono state rifugio e megafono delle anime libere, contrarie e resistenti.
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Il volume “Le guerre italiane, 1935-1943” di Rochat, ci porta a conoscere un mondo non molto chiaro e spesso dimenticato dalla storiografia italiana: le numerose guerre che il fascismo combatte senza sosta dal 1935 al 1943, anche se si può partire ancora prima, dal 1922, anno in cui il fascismo prese il potere.
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L’epopea delle donne sovietiche nella seconda guerra mondiale “Ve lo ricordate, ragazze, si viaggiava tutti insieme su quei treni merci riscaldati, e i commilitoni ridevano per come tenevamo i fucili. Non come si tiene un’arma, ma piuttosto così… Adesso non mi riesce più… li tenevamo come si tiene una bambola.”
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Il romanzo nasce dalla diretta esperienza dell’autrice vissuta tra i partigiani delle valli di Comacchio. “L’Agnese va a morire” è un romanzo pubblicato nel 1949, anno in cui ha vinto il Premio Viareggio. Perché rileggerlo oggi?
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In un libro il mondo fantastico delle leggende delle Alpi... Streghe e folletti, uomini selvatici, peccati e peccatori. “La fiamma scoppietta per legna odorosa. 'Su, cara vecchietta, non dici qualcosa? Sei stanca? Coraggio… io voglio leggende soavi o tremende'”. Paolo Crosa Lenz non poteva scegliere testo migliore di questa frase del poeta don Remigio Biancossi, sacerdote bognanchese, per aprire il suo libro "Leggende delle Alpi. Il mondo fantastico in Val d'Ossola".
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"La maggior parte dei morti tace. Per i poeti non è così. I poeti continuano a parlare". Per questo Cees Nooteboom, scrittore e giornalista olandese, nel corso di trent'anni di viaggi per il mondo “raccontando” fatti e vicende (come cronista, ha seguito come testimone tre momenti cruciali del secondo Novecento: l’invasione di Budapest nel 1956, la contestazione del Maggio francese nel 1968 e la caduta del muro di Berlino nel 1989), ha raccolto le storie contenute in un libro anomalo, intitolato “Tumbas. Tombe di poeti e pensatori”, edito da Iperborea.
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Premio Cipputi al Torino Film Festival - Un viaggio esistenziale dall’Italia verso gli ex teatri di guerra della Bosnia Erzegovina dove ancora oggi squadre di sminatori sono attive nella bonifica dei terreni. Nel conflitto tra dovere e coscienza si muovono i passi di un uomo in cerca di riscatto.
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"Io sono diventata 'ministro' dell'Ossola quando ancora le donne non avevano diritto di voto (che venne dato nel gennaio '45 soltanto, dal luogotenente Umberto di Savoia)... Anche questo fatto la storia deve esaminare: perché una donna per la prima volta nella storia del nostro Paese, una donna che non fosse una regina, una principessa o una badessa, è diventata una dirigente di governo; quali sono state le ragioni che mossero questi uomini che hanno accettato la proposta, compiendo, a mio parere, un atto nuovo e unico nella storia d'Italia. Ed è per questo fatto che porto in me questo patriottismo ossolano". Così scriveva Gisella Floreanini, a cui è stato dedicato il secondo volume della collana Novecentodonne, edita da Unicopli.
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“Si uccidevano nella bellezza assoluta della montagna, nella vertigine delle Dolomiti, sui deserti degli altipiani e nel gelo dei ghiacciai. Combattevano per pezzi di roccia così impervi che talvolta le valanghe si portavano via i vincitori. Era la guerra più assurda, nei posti più incantati”. Leggendo le storie di vita e di guerra raccolte da Enrico Camanni in "Il fuoco e il gelo. La Grande Guerra sulle montagne" (Laterza 2014) - crude e vere perché narrate dai protagonisti in prima persona attraverso le lettere e i diari – si scopre un mondo d’insospettata complessità e ricchezza. E di speciale umanità.
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“Ma voi che ne sapete dell’amore? [...] della passione che il mondo consuma?” Con questo incipit il lettore è invitato al racconto di un amore struggente e tumultuoso, nato nella terra di Bosnia, “la terra dei lunghi amori e dei lunghi rancori”; una storia, questa, di amore e di morte e che, affidata alla potenza della narrazione orale, ha attraversato le città e le nazioni sino a giungere a Paolo Rumiz, che decide di metterla per iscritto e sceglie la forma dell’endecasillabo.